Santarcangelo di Romagna: La Sangiovesa, tre decadi di storia raccontate in un libro

di Marco Valeriani 😋

Quando un libro sprigiona emozioni, non c’è niente da fare: lo devi avere. Lo devi “possedere” carnalmente o, volendo inventare un termine, “cartaceamente”. 



Ammettiamolo, tra i tanti volumi in circolazione quello dedicato a La Sangiovesa - L’osteria di Santarcangelo (ricette e storie, la Romagna in trent’anni di cucina) trova, nei testi di Giorgio Melandri - prefazione del giornalista Luca Sommi - e nelle fotografie di Maurizio Gjivovich, quella giusta quadra che ad altre pubblicazioni manca per difetto degli autori. 


L’impaginazione risente dell’influsso, benefico, impresso dall’imprenditore Manlio Maggioli: un uomo “abituato” a muoversi in punta di piedi; con grande discrezione e comunque sempre presente. 


- Cristina Maggioli e Manlio Maggioli -

Una figura di spicco - in moto perpetuo - che “da 30 anni è l’anima della Sangiovesa, il custode di un’identità purissima che ha attraversato indenne tutte le stagioni e le mode”. 


Sì perché “andare a La Sangiovesa” - in Romagna si dice così - equivale a varcare la porta di un confine i cui contorni non sono mai sbiaditi. Ci si va perché lì si sta bene. Perché lì puoi portare gli affetti più cari e far sentire loro come profuma di buono il “corpo” della tua terra. 


Perché lì mangi, sorridi, sogni e poi non aspetti altro che l’occasione per tornarci. 


Vogliamo aggiungere che “andare alla Sangiovesa” fa pure figo? Diciamolo, seppur sottovoce poiché non è affatto l’unica giustificazione che conduce nel borgo e a Santarcangelo di Romagna. 


Fu Tonino Guerra - diamo a Cesare ciò che è di Cesare - poeta, sceneggiatore, pittore e intellettuale - a inventare l’anima della Sangiovesa; un’osteria nata dal desiderio dello stesso Maggioli di condividere con alcuni amici le cose e i cibi della tradizione. 


Ma torniamo alle parole. Risentono, lo ripetiamo, dell’influsso benefico impresso da chi sa trattare l’anima delle pagine di carta. C’è tanta grazia stilistica; c’è fiuto nell’annodare i fili e mantenere sempre nitido e coinvolgente - complici la penna scintillante di Giorgio Melandri (già Gambero Rosso e oggi produttore di vino) e le immagini, davvero belle e quasi sospese nell’aria, di Gjivovich - lo schema dell'intero racconto.


- Giorgio Melandri, Cristina Maggioli e Manlio Maggioli -

Una trama fine. Fatta fluire senza dimenticare niente e indugiando - grazioso vezzo - sui particolari (il nome La Sangiovesa, giustissimo ricordarlo, lo si deve ad Alteo Dolcini, altro amico fraterno di Maggioli). 


La Sangiovesa propone da tre decadi i classici della cucina romagnola, con una speciale attenzione alla filiera. Filiera che oggi può vantare un “fornitore” di casa: l’azienda agricola Tenuta Saiano. 


Nell’opera della Maggioli Editore - e concludiamo - sono raccolti i piatti che hanno fatto la fortuna del locale; interpretati con rigore e qualità. Le ricette sono chiare e semplici, corredate come si conviene e centrate sui principali ingredienti. 


Il viaggio dura quattro stagioni. E dalla cucina ogni rimando a voci, gesti, contadini, animali e prodotti merita in pieno l’attenzione del lettore.



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