Romagna, nasce a Misano Adriatico lo Champagne ancestrale di Corrado Mignani

di Daniela Ruggeri 😊

Corrado Mignani, classe 1954, originario di Misano Adriatico, proprio di quelli legati al territorio, dopo 20 anni di studi e tentativi, dopo anni di sbagli, dopo avere visitato in Francia il fior fiore delle cantine, senza tralasciare “incursioni” nella prestigiosa Villa Crespia in Franciacorta, ha dato alla luce il suo Champagne.


- Corrado Mignani - 

Un prodotto che passerà alla storia visto il luogo di produzione, la frazione di Villaggio Argentina, e soprattutto per il meritato riscontro che sta ottenendo.


Con una cantina presa in prestito da un amico e con le sue attuali 800 bottiglie, Mignani ci spiega come è nata la sua passione e caparbietà nel voler dare alla luce i tre moschettieri: ''E Gob'', ''Corinne'' e ''Manon''.


''Il primo nasce con il soprannome della mia famiglia - dice Mignani - un omaggio ai miei antenati. Tra le cose di mio padre ho trovato un contratto di mezzadria, del mio bisnonno, perito durante la seconda guerra mondiale, insieme ad un libretto dei conti colonici, dove vi erano le stime della campagna e della stalla. In più è saltata fuori la licenza di imbottigliamento di mio babbo. Alla luce di questo forte legame con la terra, un appezzamento di cinquemila metri quadrati - la famiglia si trasferisce da Santamonica a Villaggio Argentina -, dovevo per forza fare qualcosa e così è nato il primo della lista. ''E Gob'', composto da tre cuvée, Pinot nero, Chardonnay e Glera: un secco, fresco da abbinarsi agli aperitivi; poi ''Corinne'', che contiene Pinot nero, Pinot bianco e  Chardonnay, che ha più corpo e va bene per tutto il pasto - sostiene bene primi e secondi - e, infine, ‘'Manon'': Pinot nero, Pinot bianco e Traminer aromatico: un vino da meditazione. Va bene in qualsiasi momento, non è un vino sfacciato”.


La meraviglia la si può leggere già sull'esclusiva etichetta sulla quale troviamo scritto: ''Elaborato con passione da E Gob’’. E dove, coraggiosamente, appare l'anno della vendemmia e l'anno di degorgiatura. Un atto audace, ''perché a sei mesi dalla sboccatura lo Champagne perde un po' della sua fragranza'', spiega Mignani, “con il rischio di trovarsi un prodotto sotto tono”.

Lo Champagne è un vino dalle caratteristiche particolari e Corrado lo produce con metodo classico: lui dice ''ancestrale''. 

''Miscelo diversi vini per ottenere il risultato che mi piace. Vini che provengono dall'Oltrepò Pavese, dal Veneto e dalle Marche. Sono due anni che riesco a mantenere la stessa miscelazione. I primi anni ho studiato il monovitigno per rendermi conto di come reagiva il vino; quindi sono passato a fare sul ''serio''. Si procede alla fermentazione del vino, che avviene in bottiglia: si raggiungono i 6-7 bar di pressione, in posizione orizzontale. Deve stare così minimo un anno, massimo due. Le bottiglie sono posizionate sul pupitre, inclinato di 45 gradi, e due volte a settimana le giro manualmente di un ottavo. Quando faccio la sboccatura, il residuo che si è depositato sul tappo deve essere eliminato e qui viene il bello: metto due centimetri di tappo nel congelatore e la pressione fa il resto facendo fuoriuscrire il tappo con lo scarto. Un particolare del vino che fermenta in bottiglia, è quello di essere molto secco, al limite del lapposo; per questo lo correggo con un dosaggio di zucchero e un aroma naturale… segreto'', racconta con orgoglio Corrado, il cui Champagne raggiunge i 12 gradi e mezzo.


Non dimentichiamo infine il ''Luna Rossa'', un monovitigno di Raboso, secco, acidulo da abbinare a piatti di carne; la ''Rebola'', monovitigno spumantizzato con metodo classico, dalla grande intensità che lo rende difficile da abbinare se non a un formaggio stagionato come un grana di 36 mesi; un formaggio sardo o un salume - coppa di testa - e altri cibi succulenti. Chiude la selezione il ''Rosè'', da abbinarsi a porchetta e ciccioli. 

Ed è così che per la prima volta Misano Adriatico, grazie a questo intraprendente viticoltore senza viti e contadino senza terra, si colloca tra i più prestigiosi possessori di bollicine italiani.   
Un tesoretto che per il momento è soltanto passione, non essendo destinato alla vendita. Ma che racchiude tutta la civiltà e il calore della gente romagnola. 

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